Il giacimento di zolfo

Il giacimento di zolfo

L’origine del giacimento solfifero di Perticara è legato alle evaporiti, sedimenti minerali formatisi dalla deposizione di sali minerali, naturalmente presenti nelle acque, causati dall’evaporazione, che si sono instaurate circa 6 milioni di anni fa nel periodo Messiniano. A causa della chiusura dello stretto di Gibilterra e dell’intensa evaporazione delle acque marine si verificò un aumento progressivo delle concentrazioni saline portando a una precipitazione selettiva iniziata dai termini meno solubili a quelli più solubili. Questa crisi di salinità del mare Mediterraneo favorì la precipitazione del solfato di calcio (CaSO4) e la formazione di sedimenti denominati “formazione gessoso-solfifera”. La presenza di zolfo potrebbe essere legata all’azione di batteri, che in bacini con scarsa circolazione, riuscirebbero a “estrarre” zolfo da acque contenenti sia H2S che SO4–, oppure attraverso la riduzione del gesso e dei solfati, dopo la sedimentazione, avvenuta esclusivamente in un ambiente fluido, in presenza di sostanze bituminose e/o idrocarburi.
Il giacimento di zolfo di Perticara possiede una superficie di circa 5 km quadrati in un’area delimitata da tre faglie e risulta formato da 13 strati gessosi, di cui solo gli ultimi 5 risultano in parte mineralizzati: 4 di questi hanno uno spessore di circa 2 metri, mentre il restante appare decisamente più consistente, tanto da essere chiamato “maestro” grazie ad uno spessore di circa 22 metri al centro del giacimento rispetto ai 14 metri dei margini. La miniera di Perticara fu caratterizzata dalla cospicua presenza di bitume, ma soprattutto dal ritrovamento di splendide cristallizzazioni che arricchiscono le collezioni e i musei più prestigiosi del mondo: qui fu estratto il cristallo di zolfo più grande del mondo, donato nel 1936 dall’ing. Elvino Mezzena al Civico Museo di Storia Naturale di Milano, dove è conservato.

Un’immensa città nel sottosuolo di Perticara

Il lavoro incessante dei minatori ha portato alla costruzione di un’immensa città sotterranea oggi celata nel sottosuolo di Perticara: secoli di sfruttamento del giacimento hanno portato alla realizzazione di quasi 100 km di gallerie, discenderie e rimonte distribuite su 9 livelli, fino a 60 metri sotto il livello del mare a oltre 700 metri di profondità. La raccolta del minerale è stata praticata nel tempo attraverso metodologie differenti: dai celloni a pilastri, al gradino rovescio con l’invio delle ripiene nel sottosuolo a colmare i vuoti lasciati. La vastità del sottosuolo, unita alle necessità di smistare un voluminoso traffico di minatori verso i cantieri di lavorazione e di roccia solfurea diretta verso l’esterno, nonché l’importanza di areare chilometri di gallerie per far arrivare ossigeno nelle viscere della terra e far defluire i gas tossici fino all’esterno, hanno reso necessaria la costruzione di numerosi accessi. Ai pozzi Croce, Alessandro, Paolo e Montecchio e alla discenderia del Fanante, si aggiunsero il pozzo Vittoria, Perticara, Parisio e Mezzena e le discenderie Monte Pincio, Savignano e Tornano che in sinergia fra loro permettevano il regolare funzionamento delle lavorazioni nel sottosuolo.

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